SANDA NECOLE BLUES
il nuovo singolo fuori il 29 Aprile su tutte le piattaforme digitali
videoclip ufficiale diretto da Domenico Larocca
Sanda Necole – San Nicola – è il santo che protegge Bari, la mia città.
Viene dal Medio Oriente, e la devozione a lui ha camminato per il mondo, dalla Turchia alla Siberia.
È un santo dai molteplici attraversamenti, dalle tante appartenenze: la sua geografia di nascita lo segna ma non lo contiene pienamente.
Così è la mia musica, la mia vita. Intrisa delle mie radici pugliesi ma da sempre irresistibilmente attratta dalle storie e dai suoni del mondo.
Questa canzone racconta la storia di un giovane migrante che sta per imbarcarsi per raggiungere l’altra riva, la terra in cui io vivo, che per lui è terra “straniera” di speranza e per me luogo garantito da un “diritto di nascita”. Chiede a San Nicola di proteggerlo per non annegare al largo di un mare nero. È la storia di una vita che sfugge a un destino di oppressione e morte attraversando un mare, il Mediterraneo, che è insieme promessa e tomba. È un blues che appartiene a una lunga catena di canti sgranati nel tempo, come un rosario millenario.
È una preghiera che echeggia tenacemente nei canti di devozione popolare, tra le volte di ogni cripta cristiana e ortodossa, nelle chiamate alla preghiera dai minareti delle moschee, nei rituali di benedizione dei villaggi, nel beat meticcio delle città.
Ed è proprio la mia città meticcia che voglio raccontare attraverso questo videoclip diretto da Domenico Larocca. Una città abitata e agita sempre più da soggetti appartenenti a molteplici etnie, nuove generazioni di cittadini che ridefiniscono il concetto stesso di cittadinanza e “appartenenza”, srotolandolo come un tappeto sul quale ci si siede insieme a condividere un cibo cucinato da tutti, sgretolandolo nella sua vecchia accezione esclusivista: a ci appartinë? “a chi appartieni”, si dice da sempre qui a Bari, intendendo che solo chi è nato qui “appartiene” veramente.
Una città che vorrei assomigliasse sempre più a quella che vivo nel microcosmo intimo delle persone a me care, alcune delle quali compaiono come attrici e attori in questo piccolo film o hanno contribuito alla sua realizzazione: Balsam, palestinese, studente di medicina; Brenda, cubana, studentessa anche lei di medicina; Ana, afrobrasiliana, ristoratrice e anima pulsante dell’attivismo e associazionismo barese; Juan, spagnolo, fotografo; Rita e i suoi figli Selina, Adam e Eliana che, insieme a Giuseppe, formano una splendida famiglia italo-palestinese; Lorena e Giovannangelo, viaggiatori e cuori pulsanti di ospitalità e curiosità per ogni storia umana proveniente da qualunque parte del mondo.
Una città abitata da persone che portano i segni del genocidio, dell’oppressione e della discriminazione ma che da queste ferite traggono la forza di una creatività esuberante e generosa, messa a disposizione di una comunità cui sentono di appartenere.
Questa città esiste già e appare come un mosaico di identità e generazioni differenti, inclusiva e curiosa, orizzontale come il suo mare, pulsante tra Oriente e Occidente come il beat e la melodia di questa canzone.